La bella palazzina affacciata sul Corso nota come “Filodrammatica", il palazzo giallo all’angolo di piazza Žabica, il mercato di Braida e tutte le case che gli stanno intorno, come quasi tutti gli edifici sia abitativi che pubblici di via Dolac, una trentina di costruzioni in tutto, sono opera di uno stesso architetto, Giacomo Zammattio.
Zammattio era giunto a Fiume da Trieste, sua città natale, nel 1884 per dirigere i lavori di costruzione del Nuovo Teatro Comunale. Helmer e Fellner, gli architetti del maestoso edificio, per niente soddisfatti dell’ingegnere viennese che sino allora aveva diretto i lavori, affidano il compito al giovane Zammattio. Che non immagina nemmeno di iniziare in questa città, dove è venuto a svolgere un lavoro per niente creativo, una lunga e importante carriera di architetto e di costruttore. Osserva a proposito Roberto Ambrosi, autore di una tesi di laurea sull’opera dello Zammattio:".. . Fiume non era la sede più desiderata, ma la necessità fece sì che egli vi si adattasse di buon grado, e del resto la sua scelta si rivelò veramente felice, perché durante il lungo periodo trascorso nella città del Quarnero realizzò una parte essenziale della sua opera, dando, oltre a tutto, un contributo fondamentale all’urbanistica della città".
Un solo anno dopo l’arrivo dello Zammattio a Fiume, la Municipalità, con a capo il suo grande podestà Giovanni Ciotta, bandisce il concorso per la costruzione di due edifici scolastici. Il giovane architetto prende parte al concorso e vince. La commissione giudicatrice apprezza i progetti dei due edifici, molto rappresentativi ambedue, come pure la loro ubicazione, uno all’inizio e l’altro alla fine dello spiazzo Dolac dove allora non c’è nient’altro che il vecchio albergo “Bonavia". L’edificio scolastico che ospiterà la Scuola Cittadina maschile è un’ architettura che per l’elegante ripartizione tra i pieni e i vuoti delle facciate, le aperture di vario tipo, il bugnato, l’interno luminoso ed altro ancora testimonia quello stile rinascimentale italiano al quale l’architetto triestino, come già il Ferstel, suo grande maestro alla Facoltà di Ingegneria e Architettura a Vienna, ricorrerà di sovente. A pianta triangolare, l’edificio presenta due lunghe ali che s’incontrano in un monumentale corpo d’angolo con tre aperture ad arco ribassato al pianoterra e tre maestose bifore lombardesche al piano nobile che culmina con una cupola – alla Von Erlach – a sei spicchi con oculi e un leggiadro lanternino. Ed è proprio quando si stanno concludendo i lavori alla cupola che esplode la rabbia, meglio, la gelosia di coloro che non hanno gradito fosse un architetto venuto da fuori a progettare i due edifici scolastici.
Ma forse c’è anche dell’altro. Nelle sedute municipali i delegati ungheresi e filoungheresi hanno sempre osteggiato la costruzione di due scuole italiane. E allora gli invidiosi, i gelosi, gli antiitaliani si mettono all’opera. Distribuiscono volantini nei quali si critica aspramente la cupola dell’edificio, si dice che viene costruita in modo sbagliato, secondo errati calcoli di statica, che crollerà di sicuro, si invitano pertanto i genitori a non mandare i loro figli in quella scuola… E lo Zammattio, per tutta risposta, fa letteralmente coprire la cupola appena innalzata con decine e decine di pesanti travi. Il carico è enorme ma la cupola resiste bene, non presenta la più piccola scalfittura. E alle malelingue non resta che chiuder bocca.
Dall’altra parte della stessa via Dolac, e contemporaneamente alla costruzione della Scuola Cittadina maschile, viene edificata la Scuola femminile “Emma Brentari". E anche per questa costruzione, un monumentale parallelepipedo a tre piani con forti marcapiani che ne accentuano l’orizzontalità e con le facciate animate da un grande numero di finestre, l’architetto triestino adotterà moduli rinascimentali. Della costruzione dei due edifici scolastici così scrive La Bilancia del 10 gennaio 1885: “Nella seduta della commissione mista, convocata nel pomeriggio di ieri dal Magnifico Podestà, l’ingegnere sig. Zammattio presentò i bozzetti (sulla distribuzione interna dei locali) dei due edifici che la Cassa Comunale di risparmio farà costruire per uso delle due scuole comunali cittadine. Dopo alcune spiegazioni del detto signore, la commissione si pronunciò unanime per quei due progetti di edifizi, che furono trovati corrispondenti allo scopo sotto ogni riguardo… L’edifizio consterà di un pianoterra elevato e di un piano; l’ala posteriore di congiunzione tra le due principali (venendo l’edifizio intero a formare un triangolo) consisterebbe per ora del solo primo piano, però se si presentasse il bisogno di nuovi locali, potrebbe venire elevata d’un altro piano. In questo edifizio troverebbero collocamento: la civica scuola cittadina maschile, la biblioteca ed il museo civico (due grandi stanze). Nei vasti magazzini sotto il pianoterra ci sarà posto per la stazione centrale dei pompieri e per il deposito degli attrezzi del nuovo teatro… Le due nuove scuole conteranno ciascuna da l 2 a 15 sale da scuola, delle quali 2/3 per 50 scolari, le altre per 30 a 40 scolari, una stanza per le direzioni, una sala per le conferenze, gabinetti di fisica, chimica, biblioteca, una grande sala per il disegno e per lavori muliebri, una per le solennità scolastiche ed infine l’abitazione per il bidello… La distribuzione dei locali è ideata assai felicemente in ambedue gli edifizi, specialmente in quello per i maschi, essendo congiunti insieme da un comodo, chiaro e bene arieggiato corridoio, disposto in guisa che da un punto centrale si può abbracciarne con lo sguardo i due rami principali. In quanto alla spesa del calcolo approssimativo fatto dal progettante essa risulta di f. 136000 per l’edifizio per i maschi e di f. 120000 per quello delle femmine. Però si devono aggiungere f. 3000 per i lavori di canalizzazione, f. 3000 come valore del fondo civico già Persich e f. 60000 come valore dei fondi per la scuola femminile, per cui tutti e due edifizi verrebbero a costare circa f. 350000 che all’interesse del 5% farebbero risultare una spesa annua di f. 17500."
“Ora, se si considera che il museo e la biblioteca, per gli uffizi edili e d’assaggio, per il controllo del gas, per i pompieri volontari e per il deposito degli attrezzi del teatro si dovrebbero spendere almeno f. 6000 all’anno, resterebbero per le scuole f. 11500. Attualmente si spende per esse, per pigioni, circa 6000 f., e quindi si avrebbe un dispendio annuale maggiore di f. 5000, il quale al certo non deve sembrare esorbitante quando si considerino i molti vantaggi che deriveranno in linea igienica e pedagogica alla nostra giovane generazione…".
La Bilancia dell’ 11 novembre 1887 riporta che :"Ferve il lavoro per poter consegnare i due stabili per la fine dell’anno, giacchè, e com’è noto, e com’è intenzione assoluta delle autorità municipali e dello Cassa di risparmio, le scuole cittadine dovranno, col principio del 1888, passare nei due eleganti e spaziosi nuovi edifizi. Una quantità d’operai attende con attività febbrile agli ultimi lavori ed i delegati dell’uffizio edile, dell’impresa costruttrice e della Cassa di risparmio girano incessantemente di qua e di là, di su e di giù, per dare incitamenti e consigli, per provvedere ad ogni mancanza, per aiutare a vincere gli ostacoli, le difficoltà. Premesso, adunque, che ormai è decretato indiscutibilmente, che gli edifizi debbano esser adoperati per la scopo per cui vennero costruiti, già coi primi dell’anno venturo, ci pare, che sarebbe buonissima cosa pensare al più presto anche alla regolazione della strada per cui vi si accede.. .".
Nel giro di due anni gli edifici sono ultimati. Ecco cosa scrive al riguardo La Bilancia del 23 dicembre 1887: “Come già riferimmo, l’edifizio per i maschi è stato preso in consegna dal Magistrato. L’altro, destinato per la scuola cittadina femminile, sarà consegnato il giorno 29 corr. Nel primo si cominciò già trasportare i mobili ed effetti della scuola cittadina maschile. Noi abbiamo avuto ripetute volte l’occasione di accennare ai lavori di questi due edifizi, ormai quasi ultimati, e di rilevare con encomio la inappuntabile esecuzione dell’opera. Così l’anno 1887 si chiude lasciando quale caro ricordo due magnifici edifizi che riescono di vero ornamento alla città, e ne confermano lo spirito di progresso e l’amore per l’istruzione pubblica. Quando faremo la narrazione delle solennità d’inaugurazione dei due edifizi, riparleremo dei meriti acquistati con questo lavoro dall’ingegnere Zammattio, che può a ragione andare orgoglioso delle sue due bellissime creazioni."
E arriva 1’8 gennaio 1888, giorno dell’inaugurazione. La cerimonia, molto solenne, ha luogo nell’aula magna della Scuola maschile alla presenza delle massime autorità cittadine, dello stesso governatore di Fiume, conte Zichy, di rappresentanti delle istituzioni scolastiche cittadine e del clero. C’è anche la banda cittadina e ci sono i pompieri volontari con la loro bandiera e in tenuta di gala. Da La Bilancia, che dà un ampio resoconto dell’avvenimento, stralciamo alcuni passi che ci sembrano più significativi. “… Di faccia alla porta d’ingresso era collocato un tavolino di velluto rosso destinato per il magnifico Podestà ed ornato d’uno stemma dorato coll’aquila di Fiume. Dietro al tavolo, ai lati del grande finestrone centrale, sorgevano due eleganti colonne sormontate dai busti in bronzo del Re e della Regina…La scolaresca maschile era sfilata parte ai lati della scala, parte nei corridoi e nella galleria della sala…Finito il suo dire Monsignore (che pronuncia il primo discorso, n.d.a.) benedisse la stabile. Terminato ciò, un coro di fanciulli, collocato sul settore di mezzo della galleria, cantò con accompagnamento di pianoforte e di orchestra le due prime strofe dell’inno reale di Kolcesey, secondo la versione italiana del dirigente della scuola cittadina maschile, sig. Viezzoli".
Il secondo discorso è quello del presidente della Cassa Comunale di risparmio che dice, tra l’altro:"… il 1 Giugno 1886, secondo i detti piani approvati dallo Spett. Consiglio scolastico e dell’incl. Rappresentanza si inaugurava la costruzione contemporanea di due edifizi scolastici, affidando, in seguito a pubblica asta, i lavori di muratura e da carpentiere all’impresa Depangher e Botta, di falegname a Giovanni Battestin, di scarpellino a Nicolò Sorrentino, di bandaio e vetraio ad Antonio Busetti, da scultore e decoratore a Luigi Conti, da pittore a Giovanni Fumi, da fabbro ad Alberto Hochnjecz, le condutture dell’acqua, del gas, del riscaldamento alla ditta Schnabl &. o., la selciatura e lavori di cemento a Bonanto e Mareschi ecc.
“Sotto l’immediata ed oculata direzione dell’ingegnere progettante signor Zammattio, la scrupolosa sorveglianza del consulente tecnico della Cassa Comunale di risparmio, l’egr. ingegnere sig. Giuseppe Chierego e del delegato tecnico del Comune, l’egregio ingegnere in capo signor Isidoro Vauchnig, i detti edifizi vennero condotti regolarmente a termine, con un breve ritardo dal tempo prestabilito, ritardo causato principalmente dall’epidemia colerosa che funestò la nostra città nell’estate dell’ anno 1886… Esposto in tal modo, il più brevemente possibile, l’andamento della costruzione, non mi resta che consegnare a V.S. Illustrissima, a nome della Cassa Comunale di risparmio, le chiavi dei due edifizi scolastici completamente ultimati, nella ferma fiducia che gli stessi saranno per corrispondere perfettamente all’importante scopo per il quale vennero eretti. A questo punto due ragazzi porgono al Podestà Ciotta due chiavi di argento collocate ognuno su un cuscino di velluto cremisi a forma di cornucopia e ornati di fiori freschi. Il Podestà prende le chiavi e tiene un lungo discorso nel quale ricorda le difficili condizioni nelle quali le scuole hanno operato (lo scuola maschile in uno dei vecchi edifici lasciati liberi dai gesuiti nel 1773, allorché il loro ordine viene soppresso e tutti i loro stabili passano in proprietà al Comune; la scuola femminile in un edificio del convento delle benedettine in Cittavecchia, n.d. a.) l’interesse dimostrato dalla popolazione per l’istruzione e la cultura in genere, esprime i ringraziamenti alla Cassa Comunale di risparmio, all’architetto Zammattio e a tutte le persone che si resero benemerite, per vario titolo, della riuscita dell’ opera". E conclude: “… Nel momento poi che questi due edifizi vengono consegnati alla istruzione ed alla educazione, debbo enunziare la ferma aspettativa, che la novella studiosa generazione, nell’abbandonare un di’ queste pareti, esca preparata alle battaglie della vita pratica, forte per onestà, dottrina e carattere…". E dopo gli interventi del presidente del Consiglio scolastico De Domini, dei direttori delle due istituzioni scolastiche, signor Viezzoli e signora Fatour, e l’esibizione canora degli allievi che cantano una composizione corale composta per l’occasione dal maestro A. Fonda e musicata da G. Bascar, autorità e ospiti iniziano la visita ai vari vani dell’edificio. L’8 gennaio 1888 è una giornata particolarmente fredda e anche durante la cerimonia tutti si tengono indosso il cappotto.
I due edifici scolastici si stanno costruendo e al loro progettista letteralmente piovono ordinazioni. I primi a commissionargli un palazzo sono i Ploech, famiglia arricchitasi con la costruzione del siluro (Annibale Ploech, meccanico di precisione, lo realizza su progetto dell’ingegner Luppis). Palazzo Ploech, da qualche anno tinteggiato di un brutto stridente giallo, si sviluppa da una pianta triangolare, e, come la Scuola Cittadina maschile, ha due facciate lunghe, di cui una molto bella rivolta sulla maggiore arteria cittadina e l’altra, molto modesta, verso la Chiesa dei Cappuccini. Gli stili storici che leggiamo in questo edificio sono in primo luogo quello barocco, elementi del manierismo sono presenti nell’ingresso sormontato da una centina spezzata e con due possenti telamoni ai lati, la grazia rococò è tutta all’interno. Tutto barocco è il corpo d’angolo percorso da un ricco apparato plastico – medaglioni, mascheroni, cartigli, semicolonne scanalate inglobanti due marcapiani e balaustre – culminante nella cupola con oculi aggettanti e ricco lanternino. la costruzione di Palazzo Ploech si conclude nello stesso tempo dei due edifici scolastici di Via Dolac. Il motivo dello cupola, l’architetto triestino la applico anche nell’edificio che sta di fronte all’attuale Liceo, costruito per conto della Cassa di Risparmio fiumana. Anche in questo palazzo adotta, con gusto e misura, moduli sia rinascimentali che barocchi e neoclassici e un corpo d’angolo semicircolare sul quale convergono due lunghe facciate molto finestrate. Forti modanature e balaustre creano una forte divisione orizzontale dell’insieme.
Sempre per la stesso rione di Dolac Giacomo Zammattio progetta altre case d’abitazione, spicca tra queste quella che i fiumani chiameranno “Casa Rossa" o “Casa Veneziana", con una bella facciata in cotto e pietra bianca e monofore, bifore e trifore con ghiere a pieno centro, uno quadrifora all’ultimo piano del corpo centrale leggermente rientrante. Modestissima si presenta invece la facciata opposta, verso Via dello Ruota. Nel 1896, anno in cui viene costruita la Casa Veneziana per l’industriale Whitehead, per il quale farà ancora altri palazzi, oltre all’edificio d’ingresso allo Stabilimento Whitehead (Silurificio) nonché il grande mausoleo nel cimitero di Cosala, G. Zammattio lavora anche in un’altra zona della città, in Braida, dove crea una soluzione urbanistica di rilievo, un complesso a forma trapezoidale con quattordici case inglobanti un mercato dall’aspetto medievaleggiante, rivestito di cotto con archi a tutto sesto e profili in pietra bianca. Sull’architrave del portale principale, su uno dei lati lunghi, sopra un gronde cancello in ferro battuto, disegnato dallo stesso Zammattio e realizzato dal noto fabbro fiumano Francesco Dumicich, spicca la stemma della città. Tra tutte le case del complesso di Braida le più rappresentative sono quelle affacciate sulla principale arteria cittadina, l’ex Corsia Deak, oggi Krešimirova , costruite per famiglie più abbienti.
La palazzina che oggi chiamiamo semplicemente “Filodrammatica" è ritenuta dai conoscitori dell’opera dello Zammattio il suo capolavoro (insieme alla Scuola Cittadina maschile). Palladianesimo e moduli tardocinquecenteschi si leggono sulla ricca facciata principale, la lezione rococò, assimilata nella capitale austriaca, si svolge negli interni. Ai sei archi del pianoterra succede il piano nobile dal quale si dipartono colonne giganti con capitelli compositi che inglobano le ampie finestre ad arco del piano nobile e altre, più semplici, del secondo piano. Nei pennacchi delle finestre arcuate poggiano belle figure femminili simboleggianti le vittorie classiche; l’attico, con finestre rettangolari, originariamente presentava dipinti a candelabra eseguiti dal Fumi. Leggiadra è la sala del teatro, sormontata da una volta affrescata dal triestino Eugenio Scomparini mentre i numerosi stucchi sulla stessa volta e sulle pareti sono del viennese Ludwig Strichtius. La bella palazzina edificata per la Società Filarmonica è stato inaugurata il 30 novembre 1890, dopo poco più di un anno dall’inizio dei lavori.
La sua attività architettonica nella città del Quarnero Giacomo Zammattio la conclude con il già menzionato Mausoleo Whitehead nel Cimitero di Cosala, convincente creazione di un architetto che guarda alla Secessione che, nata nei Paesi di lingua tedesca, affiora nella nostra città nei primi anni del secolo. Ma sono gli anni questi in cui l’architetto sta per concludere il suo lungo, quasi ventennale soggiorno nella nostra città, una città che gli ha dato onori e ricchezze e alla quale lascerà una trentina di architetture, palazzi pubblici e abitativi e due ottime soluzioni urbanistiche. Un solo progetto non riuscirà a realizzare, la chiesa che aveva ideato poco dopo essere giunto a Fiume.
Erna Toncinich