Srednja talijanska škola Rijeka - Scuola media superiore italiana Fiume

La scuola di via Ciotta dall 1888 al 1945

UN MODELLO DI ISTRUZIONE IN LINGUA ITALIANA: LA SCUOLA DI VIA CIOTTA DAL 1888 AL 1945

Storia (Ripreso dal libro “Tra storia e ricordi – 110 anni di vita scolastica")

Con una sontuosa cerimonia celebrata alla presenza delle massime autorità cittadine, 18 gennaio 1888 si inaugurava ufficialmente l’edificio della Scuola cittadina maschile, in cui hanno sede oggi la Scuola media superiore italiana e l’elementare “Dolac". Un evento altamente significativo, sia nell’ambito della storia dell’istruzione scolastica cittadina che nel quadro complessivo della politica condotta dalla municipalità fiumana. Si iniziava centodieci anni fa la storia di un edificio-simbolo, un punto di riferimento per molte generazioni di giovani fiumani. Le istituzioni che in esso operarono, dalla Scuola cittadina maschile, alla Scuola Reale, al Liceo Scientifico, al Centro medio per l’istruzione in lingua italiana e fino all’odierna Scuola media superiore italiana, hanno svolto un importante ruolo nel mantenimento e nello sviluppo della comunità nazionale italiana, diventandone una sorta di baluardo. Infatti, sono cambiati nomi e strutture degli istituti, ma una costante si ripete nella sua storia: la lingua italiana e il mantenimento di una certa fiumanità, un attaccamento alla città, al suo patrimonio e alle sue tradizioni che non sono mai venuti meno.

Ma in quale contesto e con quali propositi e prospettive nasceva la palazzina di ex via Ciotta? Le premesse per la sua creazione vanno ricercate nel quadro delle particolari condizioni politiche ed economiche che si erano create in città e nel regno verso la metà del secolo scorso. Siamo nel periodo del cosiddetto idillio, in cui gli interessi e le aspirazioni delle strutture locali sembravano se non proprio coincidere almeno non trovare significative opposizioni presso le autorità di Budapest. Il nuovo assetto politico, risultato dal compromesso ungaro-croato, aveva visto confermare la storica autonomia di Fiume nello status di Corpus separatum adnexum sacrae hungaricae Coronae. Diventata porto principale dell’Ungheria, la città incrementerà i propri commerci e tutte le attività ad essi collegate. Al riconoscimento di un certo potere decisionale e all’accumulo delle ricchezze faranno seguito dei benefici anche nel campo culturale e in generale della vita cittadina mediante l’avvio di opere pubbliche finanziate dal Comune di Fiume. Sarà la Rappresentanza municipale, soprattutto nel periodo del podestà Giovanni De Ciotta, a farsi promotrice di un rilancio complessivo.

Per quanto riguarda il campo specifico dell’istruzione, il territorio e la città di Fiume verranno sottratti alle ingerenze della Contea e del bano della Croazia e sottoposti direttamente al Ministero ungarico del culto. Il mutato assetto politico e amministrativo porterà, dopo una serie di assestamenti concordati con gli ungheresi, alla creazione di due sistemi del campo dell’istruzione: quello delle scuole statali ungheresi, con lingua d’insegnamento magiara, finanziato dal Ministero ungarico, nonché quello cittadino, con lingua d’insegnamento italiana, finanziato e amministrato dal Comune. Quest’ultimo funzionerà per molti aspetti autonomamente – ovviamente nel rispetto delle leggi ungheresi e delle indicazioni del Ministero ungarico del culto e dell’educazione – e si concretizzerà nel complesso delle scuole cittadine, installato a partire dal 1871. Con la creazione del Consiglio scolastico e l’emanazione dello Statuto fondamentale delle scuole comunali della città di Fiume nel 1876 verranno poi create le basi giuridiche per una politica scolastica autonoma: le competenze in materia di gestione, controllo, nomina dei docenti, elaborazione dei piani e programmi di lavoro educativo e istruttivo diventeranno prerogativa del Comune e del Consiglio scolastico, un organismo composto da un presidente, un segretario e 10 membri, anche questi nominati dal Comune. Il Consiglio si occuperà della parte più spiccatamente didattica, avendo cura delle peculiarità della città di Fiume. L’organismo professionale del Consiglio sarà il Delegato del Consiglio scolastico di Fiume, sottoposto al Regio ispettore ungarico alle scuole, rappresentante della legislazione scolastica e della politica scolastica ungherese a Fiume. Il sistema funzionerà, anche se gli ostacoli non mancheranno di certo. Questi si faranno sentire in particolar modo verso la fine del secolo, con un peggioramento della posizione materiale degli insegnanti nelle scuole cittadine, rispetto a quella dei docenti delle statali ungheresi. Inoltre, i maestri delle scuole cittadine stavano addirittura peggio di quelli delle elementari. La differenza negli stipendi, in particolare, creerà dei dissapori nelle relazioni con l’amministrazione cittadina, tanto che gli insegnanti arriveranno a firmare appelli e mozioni di protesta volte a innalzare i loro standard di vita, a organizzare conferenze pedagogico-didattiche sul tema “Del modo legale più ovvio per ottenere un miglioramente delle condizioni economiche dei maestri delle scuole comunali". Alla fine l’auspicato aumento verrà concesso.

Nonostante le difficoltà e gli ostacoli, la municipalità fiumana non rinuncerà ai propri progetti. In forza delle nuove competenze e onde provvedere a un sistema scolastico più confacente alle esigenze della gioventù fiumana nacque, tra l’altro, un’istituzione destinata a diventare il fiore all’occhiello della politica scolastica cittadina: la scuola cittadina maschile di via Ciotta. Portatore dell’iniziativa fu un gruppo di esponenti dei circoli politici, economici e bancari della città, legati da interessi comuni e soprattutto intenzionati a mantenere la storica autonomia, estendendola anche al segmento dell’istruzione. In questo particolare ambito la scopo precipuo era quello di potenziare la rete scolastica e in primo luogo di garantire un’istruzione post elementare in italiano. Tra i maggiori fautori del progetto di ampliamento della rete scolastica cittadina furono il podestà commendatore Giovanni de Ciotta e l’allora presidente del Consiglio scolastico cittadino, conte Vincenzo de Domini.

Del resto, le esigenze nel campo scolastico erano mutate. Le strutture fino ad allora operanti, sistemate per la più in stabili privati, non corrispondevano alla volontà della municipalità fiumana di garantire a tutti i ragazzi in età scolare la possibilità di frequentare la scuola dell’obbligo e innanzitutto di assicurare il rispetto di quelle norme igieniche e didattiche corrispondenti al “decoro della città e al progresso dei tempi". Mancavano però spazi adeguati e si dovette sopperire a questa carenza, commissionando, laddove era possibile, la costruzione di nuovi edifici scolastici. Il problema era emerso in tutta la sua intensità agli inizi degli anni Settanta dello scorso secolo: su una popolazione di 2200 ragazzi tra i 6 e i 12 anni nel 1872, circa la metà risultava frequentare una delle scuole pubbliche o private della città. Il concorso alla scuola stava aumentando e così le sollecitazioni rivolte alle autorità municipali a potenziare la rete scolastica. D’altronde, lo Statuto fondamentale delle scuole comunali della città di Fiume, pubblicato nel 1876, sanciva per il Comune l’obbligo di far fronte ai bisogni dell’istruzione elementare aprendo un numero adeguato di scuole. Lo Statuto si ispirava alla moderna legislazione europea, volta o garantire il diritto all’istruzione elementare gratutita, oltre che alle leggi austriache secondo le quali, nelle province abitate da più nazionalità, l’istruzione pubblica doveva offrire l’opportunità che ciascuno di tali popoli si istruisse nella lingua materna.

Agli inizi dell’ottobre 1876 la Rappresentanza municipale affidò a una commissione mista, formata da rappresentanti della municipalità e del Consiglio scolastico, l’incarico di studiare la costruzione di due stabili: uno a uso della futura scuola civica maschile, l’ altro per la scuola femminile.La Cassa comunale di risparmio di Fiume se ne assumeva gli oneri finanziari, concedendo un mutuo alla municipalità. L’investimento veniva stimato a 385 mila fiorini, di cui 172 mila per la scuola maschile (che avrebbe compreso anche gli spazi per il deposito dei vigili del fuoco volontari, della biblioteca e museo civici, nonché il deposito attrezzi per il teatro comunale) e prevedeva anche le spese per la formazione del nuovo corpo e dell’illuminazione stradali. Concordati gli aspetti finanziario e didattico, il Comune decreterà la costruzione dei due edifici il 10 dicembre 1884.

I lavori preliminari erano intanto già decollati nel 1877-1878 sotto la guida di una commissione mista composta do Oscarre Bohm, Emidio Mohovich e Marziale Malle in rappresentanza della Cassa comunale di risparmio; da Pietro Milcevich, Francesco Lettis, Ermanno Nacinovich ed Ernesto Brelich, del Magistrato civico; dal fisico civico Augusto Pillepich e dal direttore dell’Ufficio edile Isidoro Vauchnig. La commissione si era messa alla ricerca di un fondo adatto alla costruzione dei due stabili. Bandito un concorso pubblico e pervenute quattro offerte – dai fratelli Pascoletto, dallo vedova Caterina Ricotti, dal barone Simone Vranyczany, dallo vedova Giovanna Persich – verrà scelta quella della Persich. Il fondo era situato in via Sant’Andrea, aveva circa 1400 metri quadrati e in esso si trovava anche l’edificio della fabbrica paste che, all’occorrenza, avrebbe potuto essere incorporato alla palazzina da costruirsi.

Il nuovo edificio scolastico dello scuola maschile sorse all’ angolo settentrionale tra le contrade Sant’Andrea (che sarà poi intestata a Giovanni Ciotta) e il vicolo della Cereria vecchia. StefanoTuhtan, maestro presso le scuole comunali e direttore dello scuola popolare di Drenova ci ha tramandato questa descrizione del rione in cui venne costruita la Scuola cittadina maschile:

“In uno dei vecchi libri fondiari di Fiume si legge: Pomerio (s’intende rione del.. .): Sant’Andrea: Haire Samuele: casa a 1 p., casetta entro il cortile, fondo, nonché una casetta a pianterreno a uso fabbrica di cera, indi proprietà di Spiridone Dani. Questa trascrizione catastale corrisponde a quella parte di Fiume che si estende tra le vie Ciotta, Pascoli, XXX Ottobre e Corso, racchiudenti la via Edmondo De Amicis… Nel passato la via Giovanni de Ciotta si chiamava contrada Sant’Andrea; la via Giovanni Pascoli… via Clotilde inferiore; la via XXX Ottobre, contrada de la Posta Vecchia…

“Ancor meno di settant’anni fa il suolo ivi compreso formava una sensibile depressione, una vallicella attraversata da un limpido ruscello… che sfocia in porto dirimpetto al palazzo Adria ­Tirrenia… (e) intersecata da un sentiero detto vicolo della Cereria Vecchia, appunto, perché anticamente in quella depressione… sorgeva una fabbrichetta di candele di cera e probabilmente de sevo".

L’ 11 maggio 1883 il Magistrato civico e la Sezione pubbliche costruzioni approvarono il progetto dell’architetto triestino Giacomo Zammattio, scelto per l’esecuzione di entrambi gli stabili scolastici (e di altri edifici, pubblici e privati, di Fiume). I lavori partirono tre anni dopo, sotto la direzione dello stesso Zammattio e la sorveglianza dell’ingegner Giuseppe Chierego.L’edificio fu ultimato nel dicembre 1887, con un lieve slittamento dei termini fissati, dovuto all’epidemia di colera che l’anno prima era esplosa in città. Il protocollo di consegna si tenne il 21 dicembre, alla presenza del futuro direttore della Scuola cittadina maschile, Giorgio Viezzoli. L’inaugurazione solenne, partecipi le massime autorità civili ed ecclesiastiche di Fiume, con a capo l’allora governatore conte A. Zichy e il podestà Ciotta, si ebbe 1’8 gennaio 1888. le lezioni ebbero inizio il 20 settembre dello stesso anno, con quattro classi inferiori (di cui due prime e due terze) e altrettante superiori.

Il palazzo, a due piani (più i sotterranei e il solaio), disponeva di nove sale della capienza di cinquanta alunni in uso alle classi inferiori (sei al pianoterra e tre al primo piano), una sala per quaranta – cinquanta alunni, un’altra sala per quaranta e due aule per trenta scolari, la sala da disegno e solennità (oggi aula magna) situata sotto la cupola e il gabinetto di fisica e chimica, tutti al primo piano e in dotazione alle classi superiori; la stanza del direttore, una sala conferenze, la sala da ginnastica, i locali per il museo civico e la biblioteca, tutti al pianoterra. In soffitta vennero sistemati lo stanzino e l’abitazione del bidello, mentre nell’ala a est vennero collocati i locali per i pompieri volontari. Nel sotterraneo dell’ala principale trovò posto il deposito arredi per il teatro, nell’ala a ponente il deposito carbone.

Per quanto concerne il corpo docenti, nell’anno scolastico 1888/1889 insegnarono Carlo Minca (Ia), Giovanni Llancesch (Ib), Giuseppe Rascar (IIl), Michele Matteusich (IIIa), Enrico Bombig (IIIb), Pasquale Depoli (IV) nelle classi inferiori, rispettivamente Giorgio Viezzoli (direttore, docente di italiano, geografia, storia, tedesco), Salvatore Brattanich (aritmetica, matematica, storia naturale, chimica, canto), Giovanni Slocovich (aritmetica, matematica, fisica), Domenico De Castro (disegno a mano libera, geometria, storia naturale), Enrico Burich (italiano, geometria, geografia e storia), Antonio Fonda (italiano, geografia, storia, calligrafia), Costantino Margoni (italiano, tedesco), Eugenio Gribonszky (ungherese), Leopoldo Smoquina (ungherese) nelle classi superiori. La parte didattica e il programma d’insegnamento erano stati curati dal Consiglio scolastico, mentre le spese materiali e il finanziamento della scuola erano a carico del Comune.

L’istituto di via Ciotta subirà col passare degli anni e dei regimi, diversi cambiamenti e trasformazioni anche strutturali. Una riorganizzazione si ebbe già a partire dall’ anno scolastico 1891/1892. Fiume voleva una scuola media cittadina italiana, da contrapporre forse al ginnasio ungherese, e in tal senso si adoperarono i rappresentanti municipali e del Consiglio scolastico. Nella seduta del 5 giugno l 891 il Comune deliberò la separazione delle classi superiori (V, VI, VII, VIII) da quelle inferiori (I, II, III, IV), dando così origine a una scuola elementare (che sarà conosciuta come Scuola elementare di via Edmondo De Amicis) corrispondente ai sei anni dell’istruzione obbligatoria, e alla Scuola cittadina maschile di quattro classi (l’istituto di via Ciotta), destinata a coprire le classi inferiori di una scuola media. Il piano didattico fu elaborato sulla base delle leggi ungheresi e dei piani d’insegnamento del Ministero ungarico del culto e della pubblica istruzione (con qualche riduzione nelle ore rispetto agli istituti analoghi), nonché in armonia con le “condizioni speciali della città". Ma la parificazione con le altre medie operanti nel Regno verrà concessa dalle autorità di Budapest appena nel 1893, grazie all’interessamento dell’allora governatore della città Lodovico Batthyany, e alla condizione che la lingua ungherese fosse materia obbligatoria. Le difficoltà incontrate nell’ottenimento della parificazione erano il riflesso del mutato clima politico: l’idillio stava per finire lasciando posto ai vari nazionalismi, ai tentativi della magiarizzazione, in particolare.

Nel frattempo, le redini dello scuola erano passate ad Arturo Dalmartello. A partire dal settembre 1891 il corpo docenti era composto dai professori Salvatore Brattanich (matematica, storia naturale, fisica, chimica), Domenico De Castro (disegno, calligrafia), Giovanni Slocovich (tedesco, matematica, fisica), Alberto Da Re (geografia, italiano), Carlo Minca (ginnastica), Pasquale Depoli (ginnastica), Achille Adorni (canto), Vincenzo Nicora (ungherese), don Anton Volarić (religione).

Le competenti autorità non parevano però soddisfatte degli sviluppi: sulla base di un’inchiesta condotta tra gli allievi si era concluso che la scuola forniva un’istruzione di indirizzo troppo generico e non corrispondeva appieno alle esigenze o alle aspettative dei ragazzi e dei loro familiari. Si trattava infatti di alunni di estrazione medio bassa, figli di commercianti, impiegati, operai, i quali, terminata la scuola, avrebbero cercato per lo più uno sbocco lavorativo e in primo luogo, considerato il carattere economico della città, nel settore dei commerci. Per mantenere il livello degli iscritti, evitare “fughe" verso gli altri istituti operanti in città occorreva prendere dei provvedimenti, optare per una “specializzazione" nel tipo d’istruzione. La scelta, effettuata dopo la prima guerra mondiale, sarà quella di dar vita a un liceo scientifico.

Per questi (e altri) motivi la scuola di via Ciotta subirà altre riforme e riorganizzazioni. In seguito diventerà Civica scuola reale superiore, diretta da Arturo De Mainieri, con insegnanti come Edoardo Bianchi (disegno geometrico, disegno a mano libera), Ferdinando Bruss (ungherese, geografia, canto), Giovanni Cappellari (italiano), Amato Chioggia (italiano), Mario Jacopich (matematica, storia naturale, fisica, chimica), Valeria Medanich (in sostituzione a Enrico Burich, professore di tedesco), Carlo Minca (matematica, storia naturale, disegno), Vito Segnan (matematica, storia naturale, disegno geometrico), Edoardo Susmel (ungherese, geografia), Francesco Vergas (ginnastica), Giacomo Pasquali (ungherese, geografia, calligrafia), don Matteo Balas (prefetto dello chiesa di San Giacomo, insegnò religione ai cattolici), Sava Košanović (parroco arciprete, insegnò religione ai greco – ortodossi), e Vincenzo Ruzevich (stenografia).

Sul mondo della scuola e gli sviluppi dell’istituto di via Ciotta si rifletteranno anche le vicende della prima guerra mondiale e le trasformazioni che ne seguiranno. Durante la guerra, l’edificio era stato adibito a caserma dei Carabinieri, i cui termini di sgombero erano stati più volte rinviati, e il palazzo versava in uno stato pietoso. Sulla base della documentazione disponibile non si riesce a sapere se e quando vennero eseguiti dei lavori di restauro, solo che il Comune spese somme piuttosto ingenti per l’installazione del Liceo Scientifico.

Per la nuova amministrazione comunale la questione delle scuole era piuttosto complessa e onerosa. Una riforma era necessaria: fin dall’autunno 1919 si era cercato di armonizzarle con quelle in Italia, anche se certe differenze erano continuate a sussistere, ereditate dal cessato regime; poi si procedette sottoponendo le medie alle dipendenze del Consiglio Nazionale, ristrutturandole in modo da corrispondere alle esigenze concrete della popolazione giovanile fiumana (mentre le scuole elementari saranno a carico del Comune).

Comunque, dopo anni di turbamenti e agitazioni, situazioni politiche e istituzionali instabili e precarie, il 1923/1924 sarà il primo anno scolastico dopo la guerra in cui le lezioni si svolsero in piena regolarità e fu l’ultimo che vide le scuole dipendere dagli organismi dello Stato libero di Fiume. La regificazione avvenne all’inizio dell’anno scolastico 1924/1925 senza grossi cambiamenti: il passaggio delle scuole e del personale alle dipendenze del governo di Roma era stato preparato dal preside dell’Istituto tecnico di Trieste Romeo Neri. Nel 1924 si tenne il congresso della “Dante Alighieri" e in quell’occasione il ministro della pubblica istruzione rese noto che erano stati confermati nelle loro cattedre gli insegnanti di ruolo. L’ordinamento italiano non ammetteva che, come si era continuato a fare a Fiume, un professore insegnasse in classi inferiori e superiori, cosicché ci furono dei trasferimenti, tra cui quello dei professori Nino Fattovich (italiano e latino) ed Enrico Burich (lingua tedesca) dal ginnasio classico allo scientifico.

Per quanto riguarda la scuola di via Ciotta, nel primo dopoguerra fu istituito il Liceo – Ginnasio Scientifico, furono ammesse le ragazze, abolito l’insegnamento della lingua, della geografia e della storia ungheresi. Il numero degli alunni passò da 261 a 419, comportando una serie di disagi e problemi di spazio, destinati tra l’altro a perdurare – e anzi ad aumentare – nel tempo. Lo Scientifico sarà presieduto, fino a metà della seconda guerra mondiale, da Attilio Depoli, mentre nell’anno scolastico 1918/1919 insegnarono: Stefano Boda (francese), Alberto Cernera (matematica, disegno geometrico, fisica), Enrico Carposio (matematica, disegno geometrico), Arrigo Depoli (matematica, fisica), Attilio Depoli (che ricoprì anche la cattedra di’ italiano e latino), Gino Sirola (italiano, greco), Mario Iacopich (matematica, disegno geometrico), Bela Lengyel (geografia, chimica, storia naturale), Francesco Vergas (latino, storia), Antonio Smoquina (geografia, storia naturale), Mario Zustovich (disegno geometrico, geometria descrittiva, disegno a mano libera), Raffaele Checcia (italiano, latino), Valeria Medanich (tedesco), don Antonio Volarić (religione ai cattolici), Giorgio Ambrus (religione ai protestanti) e Adolfo Braun (religione agli ebrei). Il corpo docenti subirà diverse modifiche, vi confluiranno i professori Fattovich e Burich, ma anche il dott. Pasquale Uva (professore di fisica, fungerà da preside supplente essendo il Depoli comandato presso il Ministero dell’Educazione Nazionale a Lubiana) e il professore Leonida Villani.

Nell’aprile del 1928, in seguito a una circolare ministeriale e in conformità con le norme sulla scelta del nome degli istituti medi, il Collegio dei professori accetterà all’unanimità la proposta del preside Depoli di intitolare il liceo allo scienziato Galileo Galilei. Non sappiamo se le autorità prefettizie e comunali accettarono la proposta, fatto sta che nella primavera del 1935 si tornerà a discutere del nome. Infatti, il provveditore agli studi Reina informerà il preside della suo intenzione a iniziare le pratiche per la intitolazione dell’istituto a “una insigne figura della storia civile o guerriera per additarla al culto dei giovani" e pregherà il Depoli di indicare alcuni personaggi. In calce alla lettera del provveditore verrà segnato a matita il nome di Guglielmo Marconi. Ma più in là il Collegio docenti sceglierà di intestare il liceo al medico fiumano che per primo introdusse nella chirurgia la tintura di iodio, il senatore Antonio Grossich. L’amministrazione comunale e il podestà Carlo Colussi aderiranno “ben volentieri" alla proposta di intitolare l’istituto “al nome del venerando patriota".

Intanto, negli anni Trenta la questione della mancanza di spazi raggiungerà l’acme. La popolazione scolastica dello Scientifico aveva subito un costante aumento. Dai dati sugli iscritti a nostra disposizione dall’anno scolastico 1924/1925 al 1944/1945 risulta che nell’anno scolastico 1924/1925 furono iscritti 59 ragazzi, nel 1925/1926 passarono a 51, nel 1926/1927 a 57, scesero a 46 nel 1927/1928, rispettivamente a 47 nel 1928/1929 e nel 1930/1931 (non si dispongono dati per l’a.s. precedente né per il 1931/1932), mentre nel 1932/ 1933 salirono a 64, nel 1933/34 a 85, nel 1934/1935 aumentarono fino a 122 alunni frequentanti il Liceo, nel 1935/1936 furono 156, nel 1936/1937 toccarono quota 200, l’anno dopo passarono a 211 e fu l’ultimo periodo di crescita. Successivamente l’andamento iscrizioni seguirà una linea decrescente: 179 iscritti nel 1938/1939, 178 nel 1939/1940,131 nel 1940/1941, 122 nel 1941/1942, 144 nel 1942/1943, 158 nel 1943/1944 e 153 nel 1944/1945.

Come si può notare, l’aumento più sensibile si ebbe tra gli anni 1934 (considerato il numero degli iscritti venne aperta una classe aggiunta in prima e addirittura respinta l’iscrizione ai ripetenti) e 1938 e a questo periodo corrisponde una serie di tentativi messi in atto da parte delle autorità comunali e scolastiche nella ricerca di una soluzione adeguata alla carenza di locali dello scuola di via Ciotta.

Constatata l’impossibilità di reperire gli spazi necessari all’interno della palazzina, si profilerà l’idea del trasferimento del Liceo – Ginnasio Scientifico in una sede più adeguata. A tale proposito si indicherà la caserma del Comando di Circolo della Regia Guardia di Finanza. Nella primavera del 1938 il podestà darà inizio a un giro di consultazioni e accordi con il Comando della Guardia di Finanza onde procedere alla sistemazione di quest’ultima in un nuovo edificio, da costruirsi in un terreno tra le vie Roma e Oberdan. Si esaminerà la possibilità di far sorgere il nuovo edificio scolastico sul piazzale dell’Istituto tecnico, sistemato nell’ anteguerra nella ex caserma Jelačić, in prosecuzione dell’Istituto stesso. Lo Scientifico dunque avrebbe dovuto trovare una sistemazione in un’area delimitata a ponente da via Pacinotti, a levante da via Padova, a nord da via Milano e a sud da via Galvani (e sotto la via Parini). Il progetto però verrà bloccato dallo stato perché quest’ultimo non poteva addossarsi la spesa dello costruzione della caserma per la Finanza, e dall’altra parte vietava alle amministrazioni provinciali e comunali l’assunzione di nuovi mutui. Il Comune, riconoscendo la necessità di più ampli e moderni locali per il Liceo Scientifico, aveva predisposto, in accordo con l’amministrazione provinciale, un programma di opere pubbliche che avrebbe consentito, tra l’altro, anche la costruzione della sede per lo Scientifico. Sennonché il programma si basava sulla contrattazione di nuovi prestiti e vista la presa di posizione delle istanze superiori non venne mai realizzato. Per ovviare, almeno in parte, agli inconvenienti dovuti alla deficienza di locali, la Provincia inviterà il Comune a (ri)dare alla scuola le stanze occupate dal Circolo Ufficiali, il cui contratto d’affitto scadeva il 31 dicembre 1939, nonché gli spazi occupati dalla bibilioteca civica. Altre soluzioni di rimedio si avranno con una serie di lavori di riassetto interno dell’edificio: verranno ricavate altre aule mediante la suddivisione dell’aula magna in quattro parti do adibire una a disimpegno, un’altra a ufficio segreteria, la terza a sala professori e la quarta a gabinetto di scienze naturali.

Il problema della crisi di locali si prospetterà ancora più grave a iniziare dal 1943, in prospettiva di uno spostamento della popolazione scolastica dal Liceo Classico “Dante Alighieri" a quello Scientifico “Antonio Grossich" (i due istituti verranno accorpati nel secondo dopoguerra).

La seconda guerra mondiale e in particolare l’occupazione nazista della città sconvolgeranno anche la vita scolastica in via Ciotta. Nel 1943 le lezioni saranno interrotte a più riprese a causa degli allarmi, dei bombardamenti, o del freddo. Inoltre, a causa degli eventi bellici, molti locali della scuola saranno occupati da truppe tedesche. Per non interrompere del tutto il corso delle lezioni, si procederà secondo orari ridotti e accorpamenti di classi: il Liceo sarà aperto dalle 8 alle 12, le ore ridotte a 45 minuti con intervalli di 5 minuti, l’abbinamento delle due quarte classi e delle due terze, e lasciando le aule libere nel pomeriggio a disposizione dell’Istituto Tecnico. Successivamente gli edifici scolastici verranno requisiti dall’Ufficio di emergenza del Comune per sistemare gli sfollati. Lo Scientifico si trasferirà provvisoriamente in altre sedi, prima al Liceo Magistrale e poi, quando anche questo verrà occupato dagli sfollati, presso la scuola Cosala (oggi Belvedere).

Per la precarietà della situazione, gli insegnanti stessi saranno impossibilitati a presentarsi in sede. Una sessantina di alunni saranno poi precettati per il servizio di lavoro. Agli inizi del 1944 diventerà impossibile proseguire con il corso delle lezioni essendo tutte le aule, tranne quelle di disegno e di fisica, occupate da famiglie di sinistrati delle ultime incursioni aeree. Il 6 febbraio 1944 sarà l’ultimo giorno di scuola. Essendo però necessario procedere all’assegnazione dei voti per il primo semestre, gli alunni verranno convocati a gruppi di cinque o sei nella stanza della presidenza e della segreteria, o anche a domicilio dei singoli docenti.

Il collegio docenti sarà composto dal preside Attilio Depoli, dai professori Pasquale Uva (preside supplente, essendo il Depoli comandato presso il Ministero dell’Educazione Nazionale a Lubiana). Enrico Burich (segretario). Gerardo Jannelli (che sostituirà il Burich quando questi verrà chiamato all’Istituto Italo-Germanico di Colonia e in seguito a Roma). Belario Lengyel, Pietro Marras, Antonio Droetto (?). Antonio Pagano, Anna Gelletich, Nicola Rinaldi (segretario del Consiglio insegnanti), Redenta Zonta (che a sua volta farà da sostituto allo Jannelli). Stefania Giungi-Pallucchini, Wanda Vergas, Erminio Canziani, Ester Savasta-Anzaldi, Brumen, Munari, Mihich, Camillo Bellieni, Villani, Fattovich, Pontecorvi, Brussich.

Nel periodo tra l’anno scolastico 1944/1945 e il 1946 assumerà la presidenza del liceo il professor Enrico Burich, rimasto a Fiume non potendo raggiungere l’Università di lingue a Roma, dove insegnava. Il mandato del Burich si rivelerà particolarmente duro e sofferto. All’indomani della liberazione, in città si era insediata la nuova amministrazione. Aveva fatto seguito una completa riorganizzazione politica che aveva investito anche il mondo della scuola. Lle scuole erano state poste sotto le ingerenze della Sezione culturale del Comitato Popolare di liberazione e questo organismo aveva inviato in ogni scuola un fiduciario. Il primo compito di tale fiduciario al liceo Scientifico era stato quello di prendere in consegna il materiale didattico della scuola, sigillare le aule e i gabinetti scientifici, onde evitare distruzioni o asportazione dei beni del liceo. Il Burich si accorgerà ben presto di tutti gli innumerevoli ostacoli nel far funzionare una scuola italiana in una città che ha cambiato regime e che si è trovata isolata dal resto dell’Istria: libri di testo che non ci sono e che non si possono far pervenire dall’Italia; l’imbarazzo nell’insegnamento di alcune materie (nella fattispecie della storia, il cui insegnamento verrà abolito “fino a nuovo ordine") di fronte alle esigenze dei nuovi programmi didattici; le resistenze da parte degli scolari di fronte l’introduzione dello studio del croato come materia obbligatoria; la coabitazione con un istituto nuovo, di otto classi, il ginnasio croato, che farà lezione al pomeriggio nello stesso edificio… Inoltre, tra gli ultimi anni di guerra e il 1946, gran parte dei professori avrà intrapreso la strada dell’esodo. Alla fine anche il Burich si rassegnerà a dare le dimissioni e a lasciare Fiume.

Questa, sinteticamente, la storia della scuola di via Ciotta, oggi via Barčić, che certo meriterebbe uno studio più approfondito. Anche perché questa palazzina in stile rinascimentale dello Zammattio non ha mai rappresentato solo ed esclusivamente un’istituzione scolastica, anche se molto moderna e aperta. Per la sua collocazione, per il sostegno che ha avuto da parte dell’amministrazione municipale, per le personalità che vi hanno insegnato in qualità di docenti e i presidi che l’hanno gestita e diretta, per oltre un secolo ha fatto parte attiva della vita pubblica della città. Ha ospitato diverse società culturali, come il Circolo letterario, il Club di scienze naturali, la Banda civica (che ivi svolgeva le sue prove); vi si tennero conferenze e proiezioni cinematografiche… Ha fatto politica, essendo professori e alunni spesso coinvolti in prima persona nelle vicende fiumane (qui, ad esempio, si raccoglievano le adesioni alla “Giovane Italia", alla quale nel 1918 si iscrissero ben 358 studenti di questa scuola, e alla “Giovine Fiume"; qui avevano sede i corsi serali per i legionari di D’Annunzio). In via Ciotta avevano luogo anche le riunioni della Società di Studi Fiumani. Ricorderemo che i professori Arturo de Meichsner e Attilio Depoli ne furono vicepresidenti, i professori Edoardo Susmel e Belario Lengyel consiglieri, e altri docenti operarono nelle varie sezioni della Società o vi furono soci (come ad esempio Salvatore Bellasich, Vito Segnan, Arturo Chiopris, Enrico Burich, Edoardo Bianchi…) fin dalla sua fondazione. E si potrebbero citare e ricercare ancora innumerevoli motivi e ragioni a dimostrazione del fatto che quella di ex via Ciotta è diventata, in un secolo e più della sua esistenza, una scuola e una palazzina che a pieno diritto sono parte integrante del ricco patrimonio storico e culturale di Fiume. Di cui andiamo immensamente fieri.

llaria Rocchi-Rukavina

Hrvatski

8. siječnja 1888. službeno je otvorena zgrada Muške građanske škole u ulici Ciotta, zgrada u kojoj danas radi Srednja talijanska škola i osnovna škola “Dolac" Pred sto i deset godina počinje povijest zgrade – simbola koji spaja mnoge generacije Fiumana. Od tada su se promijenili nazivi i ustroji zgrade, ali jedna se konstanta ponavlja u njenoj povijesti: talijanski (nastavni) jezik i održavanje izvjesne “Fiumanštine"; povezanost s gradom i njegovom baštinom. Zbog znatnog povećanja populacije školskog uzrasta zapažene 70-tih godina XIX. stoljeća izgrađena je zgrada u Ciottinoj ulici u slijedu nastajanja kompleksa gradskih škola s talijanskim nastavnim jezikom koje je počevši od 1871. godine financirala općina. U Rijeci su nedostajali prikladni prostori pa je gradska uprava počela s izgradnjom dviju škola, jednom za buduću mušku gradansku školu, o drugom za žensku. Muška građanska škola izgrađena je između ulice Sant’Andrea i uličice Cereria Vecchia u kojoj je u prošlosti postojala mala tvornica svijeća. Zgradu je projektirao tršćanski arhitekt Giacomo Zammattio, a radovi su završeni 1887. godine.

Svečano otvorenje je uslijedilo 8. siječnja 1888. u prisutnosti predstavnika riječke civilne i crkvene vlasti na čelu s guvernerom grofom A. Zichy i načelnikom Giovannijem De Ciotta. Početak nastave bio je 20.rujna, prvi direktor škole Giorgio Viezzoli.

Godine 1891./1892. došlo je do reorganizacije škole. Niži razredi su odvojeni od viših: tako nastaje osnovna škola i četverogodišnja Muška građanska škola koja obuhvaća i niže razrede srednje škole. Početkom stoljeća škola u ulici Ciotta doživjet će neke druge reforme i postati Viša gradska realna škola. Nakon I. svjetskog rata dolazi do druge promjene i postaje Realna gimnazija – znanstveni licej čiji će direktor više od 20 godina biti Attilio Depoli. Godine 1936. Liceo dobiva naziv »Antonio Grossich«.

U drugoj polovici 30-tih godina osjetio se znatan manjak prostora tako da se razmišljalo o preseljenju ustanova u novu zgradu, ali taj projekt nije nikada ostvaren.

Tijekom 2.svjetskog rata školske učionice koristit će njemačka vojska, a zatim su rekvirirane za smještaj evakuiranih osoba. Liceo će se privremeno preseliti u zgradu Učiteljske škole i škole Kozala. 6. veljače 1944. godine bit će zadnji radni dan u školi »Grossich«.

U jesen 1945. ponovo će početi nastava pod vodstvom direktora Enrico Buricha, ali uz velike teškoće: od nedostatka udžbenika, neprilika s novim didaktičnim programom do nejedno­stavnog sustanarstva s hrvatskom gimnazijom, manjka nastavnika…

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