Srednja talijanska škola Rijeka - Scuola media superiore italiana Fiume

Il Liceo di Fiume dal dopoguerra ad oggi

IL LICEO DI FIUME DAL DOPOGUERRA AD OGGI

Storia (Ripreso dal libro “Tra storia e ricordi – 110 anni di vita scolastica")

Parlare del Liceo di Fiume e delle sue vicissitudini è anche parlare della vita degli Italiani a Fiume e in Istria in quanto sulla vita delle istituzioni scolastiche hanno influito gli avvenimenti a partire dalla seconda guerra mondiale ad oggi. La scuola come elemento portante e determinante dell’esistenza di un gruppo nazionale ne segue le sorti e subisce per prima tutti i contraccolpi. La storia del Liceo di Fiume come istituzione italiana fra le più importanti è emblematica. La sua funzione è stata, insieme a quella delle altre scuole medie italiane e delle scuole dell’obbligo esistenti in città, decisiva per la sopravvivenza di un nucleo di italiani nel centro quarnerino. Non è mia intenzione fare una storia dell’istituzione ma esporre la mia visione e valutazione degli avvenimenti con l’intenzione di rimanere per quanto possibile obiettivo cercando di basarmi su fatti e dati comprovati collegando gli avvenimenti del Liceo a quelli delle altre scuole. Partirò dal settembre 1946 quando dopo una parentesi in una azienda privata rimasi senza occupazione e un compagno di scuola il prof. Erminio Schacherl mi offerse di fare delle ore di lezione all’Istituto tecnico e al Liceo. Pensavo ad un lavoro provvisorio; in pratica sono rimasto nella scuola italiana a Fiume per 37 anni sino al 1983 anno del mio pensionamento. La situazione della scuola italiana a Fiume in quel momento, settembre 1946, era particolarmente critica. L’esodo degli italiani si accentuava e la scuola ne risentiva fortemente sotto tutti gli aspetti a cominciare da quello del corpo docente e del lavoro didattico per finire alla disciplina. Durante l’estate abbandonarono in massa la città i funzionari statali e la maggior parte dei maestri e dei professori di ruolo. La parte rimanente se ne andò alla fine dell’anno scolastico 1946/47. Preside era il prof. Albertani che si preparava a partire ed infatti si trasferì in Italia dopo alcune settimane. Fu sostituito da un vecchio insegnante di ginnastica il prof. Francesco Vergas che tenne la presidenza sino all’inizio del 1948. Nel settembre del 1946 il Liceo classico si trasferì nell’edificio dello Scientifico in via Ciotta e si ebbe la fusione dei due istituti. La fusione portò alla creazione di classi parallele per tutti i 5 anni del corso, una dello scientifico e una del classico. Esse operavano unite per alcune materie comuni, si dividevano per altre. Questo sistema sarà seguito al Liceo sino alla chiusura della sezione classica per mancanza di alunni interessati, ma sarà ripreso anche in seguito quando nella scuola saranno introdotti indirizzi d’insegnamento specifici. La fusione permise un più razionale uso degli insegnanti e quindi il superamento almeno per quell’anno scolastico delle difficoltà sorte con il rimpatrio degli insegnanti di ruolo. La nuova istituzione poteva contare sul grosso patrimonio scientifico (gabinetti scientifici e laboratori) del Liceo di via Ciotta e del ricco patrimonio di libri ed altro materiale culturale del Classico. Condizioni materiali molto buone, base di un efficace lavoro degli insegnanti e degli alunni e di una preparazione culturale e scientifica al di sopra della media; presupposto indispensabile per l’affermazione dell’istituto in città e particolarmente fra gli italiani.

Si accresceva nel frattempo la complessità della situazione politica, in particolare quella degli italiani in quanto all’esodo, alle opzioni che risultavano positive o che venivano respinte, creando altri drammi, s’era aggiunto il problema dello scontro della dirigenza jugoslava con Stalin. La presa di posizione filosovietica di molti dirigenti italiani sia in Istria che a Fiume, fu seguita dal loro arresto e deportazione nell’isola di Goli (isola Calva) fra Segna e l’isola di Arbe. Nella critica situazione che investiva direttamente e in modo acuto la scuola italiana prevalse il principio, a parte le convinzioni e le politiche contingenti, che, sino a che in città rimanevano italiani la scuola nazionale doveva funzionare. Sia gli alunni che rimanevano, sia coloro che partivano, dovevano ottemperare ai loro obblighi scolastici mentre venivano concordate con i genitori le azioni per realizzare questo principio. Dal canto suo la Scuola Magistrale di Fiume intensificò la sua attività organizzando anche corsi straordinari per licenziare maestre atte a ricoprire i posti vuoti particolarmente in Istria.

Nel 1945 e nel 1946 erano state chiuse in Istria numerose scuole, specialmente nelle campagne con la scusa che la popolazione era croata. Per alcuni anni le chiusure furono limitate e nelle iscrizioni alla scuola italiana, particolarmente nelle città ancora a maggioranza italiana, non furono fatte eccessive angherie e i genitori ebbero una certa libertà nell’iscrivere i propri figli alle nostre scuole. Dal punto di vista organizzativo e dei programmi le scuole mantennero per alcuni anni la struttura della scuola in Italia con alcune modifiche come [‘introduzione in alcune classi della lingua croata. Il Liceo di Fiume mantenne, per circa un decennio quasi completamente la vecchia organizzazione e i programmi con latino in tutte le classi e il disegno nello scientifico. Molto importante fu il mantenimento del corso autonomo liceale di 5 anni. Era l’unica eccezione in tutto la Stato, a parte le scuole medie italiane della zona “B". Tutti gli altri licei comprendevano anche il corso ginnasiale inferiore; erano in effetti scuole medie di 8 anni alle quali si accedeva dopo le elementari.

Nel 1950 fu fatta da dirigenti scolastici italiani a Fiume la proposta di riunire sotto un’unica direzione centrale e vice direzioni particolari, alcune scuole medie italiane concentrando i corsi nell’edificio di via Ciotta. La proposta presupponeva la spostamento in un altro edificio della biblioteca civica i cui ambienti risultavano angusti. La proposta tendeva a rafforzare il sistema scolastico medio italiano in città con la creazione di una istituzione numericamente forte con la possibilità di un uso più razionale degli insegnanti, con una migliore valorizzazione della loro professionalità e specializzazione ed un uso più intenso degli abbondanti mezzi didattici a disposizione. La risposta delle autorità scolastiche cittadine fu un secco no. Ogni istituto medio italiano seguì così il proprio destino.

Il peggioramento politico e materiale in Jugoslavia in quegli anni ebbe un peso enorme durante la seconda tornata delle opzioni dal 15 gennaio al 15 marzo 1951. Nella regione oltre alla situazione generale ebbero un grande peso la scarsità di generi alimentari, la mobilitazione forzata degli uomini per la costruzione della linea ferroviaria Luppogliano – Stallie, l’ammasso di cereali e carni nelle campagne, la forzata azione per la creazione di cooperative agricole, con i contadini costretti a -consegnare le proprie terre. Durante il periodo delle opzioni furono fatte infinite promesse alla gente in particolare agli italiani affinché non optassero (garanzia nella parità dei diritti; bilinguismo, intoccabilità delle istituzioni, maggiore libertà culturale, ecc.). Promesse contingenti che saranno smentite dai fatti a poco più di un anno di distanza.

Finite le opzioni e il grosso delle partenze si cercò di riparare alla mancanza di insegnanti agli anni scolastici 1951 – 52 e 1952 – 53 che a Fiume e in Istria ebbero inizio alla meno peggio. Il censimento del 1953 faceva ammontare gli italiani in Jugoslavia a circa 32.000.

Quale era alla fine del 1951 la situazione a Fiume e in Istria, esclusa la zona “B" per quanto riguarda il numero dei laureati e dei possessori di un titolo di studio medio? I laureati di nazionalità italiana erano in tutto il territorio una decina, per la maggior parte raccolti a Fiume e le persone con diploma di scuola media superiore, per la maggior parte maestre, potevano essere 150 – 200. Una situazione catastrofica in rapporto agli italiani rimasti, l’enorme maggioranza dei quali era costituita da operai e pescatori ed in alcune zone dell’lstria da contadini. Una situazione veramente da anno zero. La scuola si addossò il difficile compito di riparare alla tremenda mancanza di una “intellighenzia nazionale". Mentre a Pola e o Rovigno operavano come scuole medie solo i licei a Fiume si disponeva ancora di una rete elementare e media notevole. Oltre ai due Licei uniti in una sola istituzione; operava la Scuola Magistrale Italiana con direzione autonoma, una scuola apprendisti (industriale) pure autonoma. Inoltre esistevano sezioni in lingua italiana presso l’Istituto nautico, l’Istituto tecnico – commerciale e per un breve periodo presso la Scuola Media tecnica (vedi dati statistici). Parecchi alunni dall’Istria (Albona), dalle isole ed anche da Zara, dove operava ancora una scuola dell’obbligo in lingua italiana frequentavano le scuole medie italiane a Fiume; per essi funzionava una Casa dello studente, autonoma con personale italiano. La sua sede era nell’attuale Scuola Gelsi, prima della guerra Scuola elementare maschile di Via Trieste. Una situazione apparentemente discreta però con problemi di personale nelle scuole medie con gravissime difficoltà per quello che riguarda i libri di testo in tutti i tipi di scuola.

In questa situazione che dava adito a qualche speranza di miglioramento si susseguirono fatti che colpirono gravemente il gruppo nazionale italiano a Fiume e in Istria.

Passato il terremoto delle opzioni con lo smacco della politica condotta a Fiume e in Istria dalle autorità in tutti i settori, si addivenne a grossi cambiamenti come fase successiva alla precedente: non l’eliminazione del gruppo nazionale, non conveniente dal punto di vista internazionale, ma la sua riduzione numerica, organizzativa, istituzionale, linguistica, a mera componente folcloristica da adoperare come una specie di riserva indiana per mostrare che avevamo tante cose e da usare come mezzo di ricatto e di pressione verso l’esterno e da strumentalizzare quando si fosse ritenuto opportuno il farlo basandosi su dirigenti “obbedienti e fedeli". Il primo cambiamento avvenne nell’Unione degli Italiani; verso la fine del 1951 furono costretti alle dimissioni di segretario Sequi e il vice segretario Erio Franchi. AI quotidiano fu sostituito il capo redattore, inseriti nei vari organismi dirigenti che dal punto di vista politico e culturale e specialmente nel campo della difesa dei diritti degli italiani erano disposti ad ogni possibile concessione. I cambiamenti si estesero anche ai vertici della scuola italiana in quanto il professor Sequi, che fungeva da ispettore per le nostre scuole presso il Ministero dell’Istruzione di Zagabria, lasciò il posto e fu sostituito da un professore di Pola noto per le sue concezioni nazionalistiche.

Questi cambiamenti provocarono quasi subito una forte riduzione dell’attività culturale degli italiani, ma il peggio avvenne per la scuola. I cambiamenti avvenuti a livello locale e repubblicano si fecero ben presto sentire e il Ministero di Zagabria a partire dall’autunno 1952 inviò una serie di circolari sempre più restrittive sulla frequenza alle scuole italiane in Istria e a Fiume. Si pensò inizialmente che le circolari fossero opera di funzionari ministeriali, fatti e dichiarazioni successive, anche a grande distanza di tempo comprovarono invece che si trattò di una politica decisa ai più alti livelli amministrativi e politici della Repubblica. Il Ministero e i suoi funzionari potevano essere solo i suggeritori e coloro che rigidamente la realizzavano e la facevano realizzare sul terreno dove trovavano nella maggioranza le persone che l’attuavano e in molti dirigenti dell’Unione degli Italiani persone che supinamente l’accettavano.

In base a queste famigerate circolari le autorità locali procedettero allo spostamento amministrativo degli alunni dalle scuole italiane alle scuole croate, basandosi quasi sempre sul cognome. Mentre a Fiume si riuscì a limitare la spostamento ad alcune decine di alunni, in Istria esso assunse proporzioni spaventose. Così ad Albona e ad Arsia più di due terzi degli alunni furono spostati provocando danni gravi in quanto molti di essi non conoscevano la lingua croata e non potendo proseguire negli studi la loro esistenza futura fu condizionata in senso negativo.

La crisi apertasi nell’ottobre del 1953 tra Italia e Jugoslavia per la questione di Trieste aggravò ulteriormente la situazione. A Fiume e in varie parti dell’lstria in due giorni sparirono tutte le insegne bilingui e le denominazioni delle vie. Gli italiani per settimane non ebbero il coraggio di parlare in pubblico la propria lingua. Numerose scuole furono chiuse. Ricorderemo: tutte quelle delle isole Cherso, Lussino, Neresine ecc., la scuola di Zara, di Fianona, di Pisino, di Orsera , di Fontane, e così via. A Fiume furono chiusi tutti gli asili e le scuole di Cantrida e Cosala, un paio d’anni dopo la scuola di Centocelle, ma il peggio avvenne nelle scuole medie. Infatti con svariati pretesti, da quello del numero limitato di alunni, e quindi dell’alto costo, per una supposta mancanza di insegnanti e simili furono chiuse entro il 1955 le sezioni del Nautico, della Scuola tecnica commerciale e della Scuola industriale. Rimanevano il Liceo e la Scuola magistrale, quest’ultima venutasi a trovare in grave crisi per la mancanza di iscrizioni. Infatti la chiusura di tante scuole in Istria e anche a Fiume aveva creato un sovrappiù di insegnanti. Molte fiumane rientrarono dall’lstria e non trovando servizio nelle scuole italiane in città dovettero adattarsi a studiare il croato per insegnare nelle scuole della maggioranza con gravi problemi personali ed umani. Si decise allora di sospendere gradualmente l’iscrizione alla Scuola magistrale, che nel 1955 si trasferì con le due rimanenti classi al Liceo sotto un unica direzione e sospese la sua attività nel 1957 con l’ultima classe di licenziandi. Anni dopo essendosi aperto il problema della mancanza di insegnanti italiani nel Buiese e nel Capodistriano, furono organizzati presso il Liceo di Fiume due corsi trimestrali di contenuto pedagogico didattico per candidati di Fiume e dell’Istria già in possesso del diploma liceale. Negli stessi anni fu tenuto sempre a Fiume presso il Liceo, anche perché tre professori fiumani furono fra i docenti, un corso accelerato per il primo grado universitario (Scuola pedagogica superiore) per l’insegnamento dell’italiano e la storia nelle classi superiori nella scuola dell’obbligo.

Nel frattempo a Fiume le autorità scolastiche politiche avevano imposto un rigido controllo sull’iscrizione alla prima classe elementare italiana; a questa limitazione si aggiunsero poi altri fattori negativi specialmente la già menzionata chiusura di tutte le scuole medie fatta eccezione per il Liceo. Le famiglie, nella preoccupazione per il futuro dei propri figli, desiderando indirizzarli ad una professione, cominciarono ad iscriverli direttamente nella scuola elementare croata, per non far subire loro il grave urto del passaggio dall’ottava classe elementare italiana alla scuola media croata. Infatti l’esperienza dei genitori nei primi anni dopo la chiusura delle scuole professionali italiane era stata in parte negativa per quanto riguarda i risultati scolastici dei figli causa la limitata conoscenza della lingua croata. A questi fattori negativi occorre aggiungere le conseguenze dei matrimoni misti nei quali il coniuge della maggioranza, nella situazione esistente, aveva sempre l’ultima parola nella scelta della scuola. Conseguenze gravi ebbe anche l’eliminazione del bilinguismo, la mancanza quasi assoluta dell’uso della lingua italiana nei rapporti (cittadino di lingua italiana – amministrazione) e una serie di altri fattori che si possono presumere.

In pratica frequentare una scuola italiana significava fare gli studi in una lingua che rimaneva nell’ambito familiare e personale e non aveva nessuna applicazione o diritto pubblico. Vigeva per le scuole italiane la proibizione di iscrizione di bambini della maggioranza con la ghettizzazione per coloro che si consideravano italiani. Nelle scuole era inoltre difficile la situazione dei libri di testo che mancavano per molte materie. Migliore la situazione nelle scuole elementari per le quali si stampavano certi libri, molto difficile al Liceo. Libri di fisica e chimica ricevuti fortunosamente nel 1950 continuarono ad essere adoperati per dieci anni e più, prestati agli alunni e ritirati alla fine dell’anno venivano accuratamente riparati e conservati per il successivo anno scolastico come materiale prezioso.

Quasi la totalità delle scuole italiane della regione erano diventate scuole miste in nome della cosiddetta “fratellanza" e molte volte con direttore non italiano. Le scuole miste erano il sistema più efficace per mettere in crisi le sezioni italiane, in genere piccole e trascurate, e farle ad un dato momento chiudere. A Fiume le scuole dell’obbligo assunsero una forma particolare di scuola mista. Alle otto classi italiane furono unite alcune sezioni croate dalla prima alla quarta elementare. Rimaneva perciò una prevalenza organizzativa della scuola italiana anche perché la direzione rimase per la più nelle mani di direttori italiani.

Già nel 1955 si tentò da parte dell’autorità di ridurre il numero delle scuole dell’obbligo di lingua italiana da quattro a tre. Con l’appoggio, dei dirigenti fiumani dell’Unione degli Italiani si cercò di chiudere la scuola Gelsi in Via Trieste con il pretesto che era una scuola superflua potendosi facilmente dirottare gli alunni verso le altre tre scuole. La Dolac al primo piano dell’edificio del Liceo, la Belvedere nella zona omonima e la Gennari già San Nicolò. Dopo aspri contrasti in seno all’Unione e pretesti di vario genere si riuscì a mandare in fumo il tentativo. Non si riuscì invece a salvare la scuola di Abbazia nonostante tutta la resistenza opposta.

La crisi delle iscrizioni che investiva tutte le scuole elementari aveva raggiunto anche il Liceo che ormai, a parte qualche alunno di Abbazia e di Veglia si riduceva alla sola provenienza fiumana degli alunni; il tempo della grande affluenza di alunni da Albona, dalle isole e da Zara era ormai lontana. I direttori e presidi delle scuole, gli insegnanti ed alcuni dirigenti dell’Unione fecero blocco per decenni per salvare le cinque istituzioni scolastiche italiane a Fiume minacciate ripetutamente di chiusura. La tendenza delle autorità era quella di eliminare due scuole elementari concentrando gli alunni nelle rimanenti due o trasformando il Liceo in Scuola mista; unendolo cioè ad altra scuola della maggioranza. La resistenza accanita fece perno sulla validità didattica delle cinque scuole, sul massimo impegno professionale degli insegnanti, sull’attaccamento dei genitori ed alunni verso le proprie scuole. Particolare fu l’accanimento contro il Liceo e la difesa dell’Istituzione si basò su due elementi: l’autonomia amministrativa e didattica, quindi una direzione autonoma e il mantenimento della sede, la difesa cioè dell’edificio di Via Ciotta al quale con invidia come al più bel edificio scolastico in centro città guardavano dirigenti e uomini politici. Il pericolo incombente per decenni fu particolarmente grave nel 1960 e nel 1974 quando si cercò di spostare il Liceo ad altro edificio. Questi gravi momenti furono superati con l’aiuto di alcune persone ragionevoli. Andava nel frattempo mutando anche la situazione generale jugoslava con una certa apertura all’interno (1965). Nell’Unione degli Italiani era stata temporaneamente sconfitta la linea imposta negli anni 50, riprendeva l’attività culturale, si diffondeva la difesa della scuola come elemento essenziale della vita del gruppo nazionale e la lotta per il riconoscimento dei diritti degli italiani, venivano presi i primi contatti con le istituzioni in Italia, si iniziava la collaborazione con l’Università popolare di Trieste. Libri di testo, materiale didattico moderno, libri per le biblioteche scolastiche e per gli insegnanti e gli altri operatori nel campo della cultura e della stampa migliorarono gradatamente la situazione. Le scuole cominciarono a riprendersi, fu tolta la proibizione di iscrivere bambini della maggioranza nelle scuole italiane. Non c’era la necessità di una larga apertura all’iscrizione di bambini non italiani, l’importante era la maggiore libertà che poneva la scuola italiana su un certo piano di eguaglianza. Infatti il senso che presero gli avvenimenti all’inizio fu a mio avviso positivo. A Fiume il rapporto fortemente negativo fra il numero di italiani rimasti e la rimanente popolazione, il fenomeno dei matrimoni misti, più accentuato che nelle altre località dove vivevano i connazionali, ed altri fattori negativi, facevano maturare a Fiume prima che in Istria situazioni talvolta dubbie e più spesso indicanti un maggior grado di assimilazione. Agli inizi degli anni 70, alcuni intellettuali molto noti della maggioranza iscrissero i figli nelle scuole elementari italiane e poi al Liceo e il loro esempio ebbe seguito negli anni successivi trasformandosi poi quasi in una moda ma minacciando le caratteristiche nazionali della scuola. I motivi di queste iscrizioni vanno ricercati nell’efficienza e nelle attrezzature delle scuole italiane, nel minor numero di alunni nelle classi e quindi una cura maggiore da parte degli insegnanti, nell’apprendimento di una lingua importante come quella italiana e di una cultura di carattere mondiale; i giovani che ne escono anche oggi godono perciò di una preparazione, di abitudini culturali ecc., molto maggiori della media degli alunni che escono dalle scuole della maggioranza. Questo fenomeno ebbe un’influenza notevole fra l’elemento fiumano di lingua italiana che nei decenni precedenti era stato spinto a iscrivere i propri figli nella scuola croata, a riprendere fiducia nella nostra scuola. L’apertura di tre istituzioni prescolastiche con grande affluenza di bambini ha contribuito gradatamente allo aumento degli iscritti nelle elementari e a coprire i vuoti che minacciavano di far estinguere la scuola italiana a Fiume. In questo processo importante è stato il ruolo del Liceo, che, chiuse tutte le altre scuole medie di lingua italiana ha dovuto cercare almeno per certi aspetti di sostituirle, con corsi specifici, indirizzi storico ­linguistici e scientifico – matematici ecc. Negli ultimi anni il Liceo si è trasformato in Centro scolastico medio italiano con vari indirizzi. Si è partiti con l’anno scolastico 1974 – 75 con gli indirizzi giornalistico e turistico e con un biennio propedeutico ed uno professionale. Negli anni successivi a questi due indirizzi si sono aggiunti ed alternati altri; culturologico, pedagogico, informatico, grafico. Attualmente il nuovo potere in Croazia sta riformando fra le altre cose anche la scuola media con la reintroduzione del Liceo per ora in forma sperimentale. A Fiume come a Rovigno, Pola e Buie si è presa la palla al balzo e si è stati autorizzati ad aprire una prima classe liceale. A Fiume accanto ad essa si ha una classe d’indirizzo turistico e una d’indirizzo informatico.

Quali i compiti e i problemi di fronte ai quali il Liceo o Centro medio di lingua italiana di Fiume si trova oggi? A mio parere essi sono numerosi e complessi.

Anzitutto occorre mantenere e difendere decisamente l’autonomia amministrativa e didattica della scuola, fatto che nel passato ne ha permesso la sopravvivenza e che è fondamentale fattore di vita e di successo anche per il futuro.

Occorre concordare e stabilire dei principi precisi per quanto riguarda l’iscrizione dei bambini e degli alunni alle scuole elementari italiane e al Liceo. L’iscrizione di bambini della maggioranza deve essere limitato per sottolineare la parità delle istituzioni e mantenere alla scuola il suo carattere nazionale. Occorre puntare sui bambini delle famiglie fiumane e dei matrimoni misti anche se talvolta il problema dell’uso della lingua potrà rendere difficile il lavoro dell’insegnante. In pratica occorre recuperare sempre più i fiumani.

Le attuali difficoltà per quanto riguarda la mancanza di alcuni profili di insegnanti dovrebbe essere superata con la concessione di un maggior numero di borse di studio in Italia. Per un periodo di alcuni anni, fino al completamento degli studi dei borsisti, la situazione dovrebbe essere sanata con l’arrivo di alcuni insegnanti dall’Italia. Dovrebbe naturalmente continuare la fornitura di libri di materiale didattico moderno e degli altri aiuti ritenuti necessari e che hanno negli ultimi 25 anni avuto un ruolo fondamentale nella ripresa della scuola italiana.

Dovrebbe essere risolta quanto prima la situazione dell’edificio, ritenuto da taluni anche pericolante. I mezzi dovrebbero provenire anche dall’Italia come si è fatto per alcune Comunità degli italiani come Pirano, Rovigno e Capodistria. Il centenario edifizio è un simbolo di cultura e di lingua, indissolubile dal Liceo e dovrebbe essere salvato.

Quali sono state le funzioni del Liceo e delle scuole italiane dell’obbligo in città e tra i fiumani? La scuola italiana ha modificato profondamente tutta la struttura sociale, ad una generazione di fiumani che lavorava nell’industria e in mestieri e professioni popolari si è sostituita una professionalità diffusa che opera in tutte le forme del terziario anche elevato. Bisogna ricordare che dalle scuole medie italiane esistenti fino al 1955 e poi dal Liceo sono usciti circa mille alunni per oltre la metà viventi a Fiume. Senza la scuola in lingua italiana grossa parte di queste persone non si sarebbe potuta elevare al di sopra della preesistente situazione materiale e professionale dei genitori. Non c’è oggi famiglia fiumana che non abbia almeno un componente uscito dal Liceo. Circa 150 laureati o con il primo grado universitario, affermatisi nello vita professionale in città e all’estero, sono il risultato di un lavoro quarantennale. Forte è l’attaccamento alla scuola da parte degli ex alunni grazie all’impegno di insegnanti e genitori è stato creata una tradizione radicata nel ricordo degli alunni per gli anni “gloriosi del Liceo". Tradizione e ricordo basati sulla cura del sapere degli alunni, sugli stretti rapporti con i genitori nella soluzione dei problemi personali; sulle cerimonie di apertura e chiusura dell’anno scolastico, con la consegna dei diplomi di maturità e dei premi agli alunni migliori, sull’attività sportiva sempre viva, sulle manifestazioni culturali organizzate nell’ambito scolastico. Rapporti speciali di affetto, riconoscenza, ricordo quasi sempre gioioso che riunisce nel tempo docenti ed ex alunni in incontri e raduni.

Concludendo questa relazione il pensiero riconoscente va ai tanti insegnanti che hanno dato tutto uno vita lavorando nelle istituzioni scolastiche italiane a Fiume in condizioni materiali difficili e di precarietà considerata la crisi che ha ripetutamente investito le scuole. Il ricordo si incentra in particolare sugli insegnanti del Liceo e sono da ricordare tra gli altri i professori Arminio Scharechl, Romolo Venucci, Maria Illiassich e Lydia Paoletti – Visin, la cui opera preziosissima ha contribuito in modo sostanziale a mantenerlo in vita.

Tempi difficili sono passati per tutti, la nostra speranza è che non si rinnovino. Le istituzioni italiane a Fiume hanno bisogno di essere aiutate. L’impegno dei fiumani residenti in città, quello degli esuli che è ormai indispensabile, quello di istituzioni pubbliche e del governo italiano in particolare può permettere la sopravvivenza e lo sviluppo di quest’ultima frontiera.

Corrado Illiasich

Per gentile concessione della Società di Studi Fiumani il saggio viene ripreso dalla Rivista Fiume N° 20 del 1990.

Hrvatski

U ogledu »Liceo – Talijanska gimnazija u Rijeci od poratnog doba do danas«, Corrado IIliasich, nastavnik od 1946. i zatim direktor ove škole, sjeća se godina provedenih u našoj školi i tijeka povijesti obrazovanja na talijanskom jeziku u Rijeci i Istri.

Illiassich ističe kako je neposredno nakon rata situacija talijanskih škola u Rijeci bila posebno kritična u prvom redu zbog egzodusa, optacije i sukoba sa Staljinom (nastavnici sovjetofilski opredijeljeni završili su na Golom otoku). Profesori i učitelji zaposleni u školstvu masovno su napuštali grad već tijekom školske godine 1946./ 47., uključujući i tadašnjeg direktora Albertanija, kojeg je zamijenio stari profesor gimnastike, prof. Francesco Vergas (radit će u školi do početka 1948.). Broj talijanskih škola je smanjen, nastavnici iz Rijeke poslani su u Istru, gdje je prisutan osjetan manjak kadrova. U stvari prevladao je princip da dok u gradu ima Talijana, mora postojati talijanska škola. Učiteljska škola u Rijeci pojačala je svoju aktivnost organizirajući tečajeve za učitelje koji će popuniti prazna radna mjesta.

U rujnu 1946. spajaju se klasični i znanstveni liceo – (Talijanska gimnazija), locirani u ulici Ciotta; stvoreni su paralelni razredi s 5 godina obrazovanja (kasnije je klasično usmjerenje zatvoreno zbog nedostatka interesa učenika). Na taj način riješen je problem kadrova, škola je bolje didaktički opremljena znanstvenim kabinetima i laboratorijima. Liceo – Talijanska gimnazija u Rijeci zadržala je skoro čitavo desetljeće staru organizaciju i programe s uključenim latinskim jezikom u sve razrede te crtanjem u znanstvenom usmjerenju. Dok su u Puli i Rovinju srednje škole bile isključivo gimnazije, u Rijeci je još postojala mreža osnovnih i srednjih škola. Osim dva Licea (Talijanske gimnazije) spojena u jednu ustanovu radila je i Talijanska učiteljska škola, Škola za učenike u privredi (industrijska), razred na talijanskom jeziku u Pomorskoj školi, Tehničko ­trgovačkoj i kratko vrijeme u Srednjoj tehničkoj školi. Podosta učenika iz Istre (Labin), otoka i Zadra, gdje je još postojala obavezna škola na talijanskom jeziku, pohađalo je srednje talijanske škole u Rijeci. Za njih je postojao poseban dom s talijanskim odjelom smješten u današnjoj školi “Gelsi", prije rata Muškoj osnovnoj školi u ulici Trieste.

U jesen 1952. Ministarstvo iz Zagreba uputilo je niz usko restriktivnih naputaka vezanih uz pohađanje talijanskih škola u Istri i Rijeci. Prema ovim neugodnim napucima lokalna uprava počinje s administrativnim premještanjem učenika iz talijanskih škola u hrvatske, prema prezimenu. Brojne su škole bile zatvorene: u Cresu, Lošinju, Nerezinama, Zadru, Plominu, Pazinu, Vrsaru, Fontani itd. U Rijeci su zatvoreni svi vrtići te škole na Kantridi i Kozali, a par godina kasnije i škola na Rastočinama. Tijekom 1955. zbog ograničenog broja učenika, troškova, nedostatka nastavnika i sličnih razloga bila su zatvorena odjeljenja u Pomorskoj školi, Trgovačko-tehničkoj i Industrijskoj.

Ostao je Liceo – Talijanska gimnazija i Učiteljska škola, u kojoj je bio nedovoljan broj upisanih učenika tako da je postupno nestajala (razredi su prelazili u Liceo – Talijansku gimnaziju). Zatvorena je godine 1957. U godinama koje slijede, nastaje problem manjka nastavnika pa se u Liceu – Talijanskoj gimnaziji u Rijeci organiziraju dva tromjesečna tečaja pedagoško – didaktičkog sadržaja za polaznike iz Rijeke i Istre koji su već imali završnu svjedodžbu Licea – Talijanske gimnazije.

U isto vrijeme u Rijeci u Liceu – Talijanskoj gimnaziji održava se prvi ubrzani tečaj prvog univerzitetskog stupnja (Viša pedagoška škola), na kojem predaju i tri profesora gimnazije, sa svrhom osposobljavanja nastavnika talijanskog jezika i povijesti za rad u višim razredima osnovne škole.

1955. godine nastojalo se četiri škole na talijanskom jeziku smanjiti na tri. Uz podršku ljudi iz Talijanske unije željelo se zatvoriti školu Gelsi u Tršćanskoi ulici uz izgovor da je suvišna jer se njeni učenici mogu lako prebaciti u ostale tri škole: školu Dolac na prvom katu zgrade Licea­ – Talijanske gimnazije, Belveder u istočnom dijelu grada i Gennari sada San Nicolo’. Nakon žučnih sukoba u sjedištu Talijanske unije uspjelo se suzbiti taj pokušaj. Škola u Opatiji nije opstala.

Direktori škola, nastavnici, pojedini rukovodioci suprotstavljali su se kako bi spasili pet talijanskih školskih institucija u Rijeci. Prijeteća opasnost preseljenja Licea – Talijanske gimnazije u neku drugu zgradu prisutna je 1960. i 1974. godine, ali je prevladana uz pomoć razumnih ljudi.

U međuvremenu mijenja se opća jugoslavenska situacija s izvjesnim pomacima u unutrašnjoj politici. Počinje suradnja s Narodnim sveučilištem iz Trsta. Udžbenici, moderan didaktički materijal, knjige za školske knjižnice, nastavnike i druge djelatnike iz područja kulture i tiska postupno poboljšavaju situaciju. Škole se počinju oporavljati, ukinuta je zabrana upisa djece većinskog stanovništva. Početkom 70-ih godina pojedini intelektualci većinskog stanovništva upisuju svoju djecu u talijanske osnovne škole, a zatim i u Liceo – Talijansku gimnaziju . Ta pojava ima znatan utjecaj na talijansko stanovništvo i vraća mu povjerenje u naše škole. Otvaraju se predškolske ustanove s velikim prilivom djece što doprinosi povećanju upisa u osnovne škole i pokriva manjak koji je prijetio izumiranju talijanskih škola u Rijeci. U ovom procesu značajna je bila uloga Licea – Talijanske gimnazije, koja nakon zatvaranja svih drugih srednjih škola na talijanskom jeziku u Rijeci, organizira specifične tečajeve povijesno – jezičnog i znanstvenog usmjerenja.

Posljednjih godina naziv Licea – Talijanske gimnazije promijenjen je u Centar za obrazovanje na talijanskom jeziku s više usmjerenja. 1974./75. ima dva usmjerenja: novinarsko i turističko s pripremnim stupnjem i završnim stručnim. U slijedećim godinama navedenim usmjerenjima priključila su se i druga: kulturološko, pedagoško, informatičko, grafičko.

Koje su bile funkcije Licea – Talijanske gimnazije i talijanskih obrazovnih škola u gradu i među Fiumanima? Talijanska škola je temeljito izmijenila cjelokupnu društvenu strukturu Fiumana u Rijeci otvorivši im put k najvišem obrazovanju. Treba se podsjetiti da je iz talijanskih srednjih škola, a zatim iz Licea – Talijanske gimnazije izašlo oko tisuću učenika, više od polovice talijanskog stanovništva koje živi u Rijeci. Bez škola na talijanskom jeziku veliki dio tih osoba ne bi se mogao uzdignuti iznad materijalnog i profesionalnog statusa svojih roditelja. Danas nema fiumanske obitelji u kojoj bar jedan član nije završio Liceo – Talijansku gimnaziju. Oko 150 osoba sa završenim fakultetom ili 1. stupnjem univerzitetskog obrazovanja afirmiranih u gradu ili u inozemstvu, rezultat su četrdesetogodišnjeg rada škole. Zahvaljujući čvrstoj vezi bivših učenika i zalaganju nastavnika i roditelja, stvorena je tradicija sjećanja na “slavne dane Licea". Tradicija i sjećanje zasniva se na njegovanju znanja učenika, suradnje s roditeljima u rješavanju osobnih problema, svečanostima u povodu početka i kraja školske godine, podjeli završnih svjedodžaba i nagrada najboljim učenicima, uvijek živoj sportskoj aktivnosti, kulturnim manifestacijama organiziranim u krugu škole. Posebni osjećajni odnosi, zahvalnost, ugodno sjećanje spaja u vremenu profesore i bivše učenike prilikom susreta i skupova.

Prof. Illiasich zaključuje svoj ogled sjećajući se nastavnika koju su posebno zaslužni za aktivnost Licea – Talijanske gimnazije, a to su Arminio Schacherl, Romolo Venucci, Maria Illiasich, i Lydia Paoletti – Visin čije je dragocjeno djelo dalo suštinski doprinos opstojnosti škole.

Današnjim i budućim naraštajima ostavlja poruku: prošla su teška vremena, treba se nadati da se neće ponoviti; za preživljavanje i razvoj talijanskih institucija potrebna je pomoć i zalaganje Fiumana nastanjenih u gradu, “esula", javnih ustanova i posebno Talijanske vlade.

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