L’italiano al cinema
La mia ltalia, la dico col cinema
“La vita del tragico ragioniere Fantozzi”.
Come l’uomo medio percepisce la sfortuna? Non la sfortuna intesa come quando il gabbiano di turno con la diarrea benedice la tua auto nuova e nera, ma la sfortuna nelle cose piccole di tutti i giorni. Un esempio classico è il ragioniere Ugo Fantozzi.
Personaggio nato nella mente di Paolo Villaggio nel 1971, prima sotto forma di romanzo, diventato poi film nel 1973. Al primo successero altri otto film, tutti diventati patrimonio nazionale italiano.
Ma chi è Fantozzi? Fantozzi è lo sfortunato di turno che annovera nell’assurdo una serie di sfortunati eventi ed anomalie che lo portano a vivere una vita al limite dell’inverosimile.
Il suo primo film è ambientato nella Roma degli anni Settanta, dove delle conseguenze delle idee operaie e dei movimenti studenteschi del ’68 risentiva un ragioniere sofferente di finto perbenismo, che iniziava ad abbracciare i valori di destra. Quella volta esisteva solo il “perfettismo sociale” posto da canoni non superabili. Lui rappresenta l’inetto bullizzato, un uomo medio vessato dalla società nella continua ricerca di un riscatto personale. “Prototipo del tapino, la quintessenza della tragicità, un fallito che tenta di riscattarsi ma non ci riesce” (cit. Paolo Villaggio).
Prendendo in considerazione ciò, tentiamo di analizzare parte di una giornata-tipo di Fantozzi.
Un esempio semplice della tragicomicità di Fantozzi (alias Villaggio) nei suoi film è quella di applicare la regola dell’“aumenta tutto”. Analizziamo la “tragica sveglia” del ragionier Fantozzi. Fantozzi lavora presso la ItalPetrolCemeTermoTessilFarmoMetalChimica. Per arrivare a timbrare il cartellino alle otto del mattino, ordina alla moglie, Pina, di essere svegliato alle ore 6:58. Subito dopo accadono avvenimenti strani come: cyclette sette secondi dopo la moglie, caffè bollente (nel film era a tremila gradi Fahrenheit), vestirsi velocemente, buttarsi dal balcone per prendere l’autobus al volo, causare un incidente tirando giù tutti i passeggeri, avendo afferrato per la giacca uno degli ultimi che sporgevano dallo sportello del bus. Malamente finisce in ambulanza che lo accompagna al lavoro, vi firma la liberatoria “a tuo rischio e pericolo”, corre semi-sfinito all’obliteratrice e timbra il cartellino al secondo, sviene a terra.
Questa è la tipica sveglia del ragionier Fantozzi, ma alla fine abbiamo un po’ tutti questo modo di fare per svegliarci al mattino. È un personaggio grottesco, imbecille, completamente incapace di fare le cose. Gli avvenimenti dei film si ispiravano a situazioni reali vissute da Villaggio, cui si ispirava per creare i propri personaggi: il ragionier Filini, esperto aziendale che puntualmente ne combinava una delle sue; il geometra Calboni, maschio alfa dell’ufficio; la signorina Silvani, doppiogiochista e seduttrice; e poi il direttore galattico – mai visto dai dipendenti, capo supremo, considerato divinità.
Fantozzi è umile e si scusa con tutti, ritrae gli aspetti negativi dell’uomo medio (rutti, scorregge, turpiloqui), non reagisce minimamente alle catastrofi che si abbattono su di lui.
È un film che ha fatto la storia, ritraendo tramite Fantozzi una foto della società italiana di quel tempo, dei rapporti professionali tra colleghi e superiori. Villaggio, con Fantozzi, descrive un po’ tutti noi Italiani, vecchi, bambini, uomini e donne di adesso e del passato, parla di quella che è la malattia italiana, ai giorni nostri un po’ cambiata, ma che in fondo è sempre la stessa.
Vorrei concludere citando Villaggio e ciò che ha detto di Fantozzi prima di morire: “Il mondo è fatto per la maggior parte di persone fallite nella vita. Grazie a Fantozzi ho fatto in modo che altri neppure si accorgessero di essere delle nullità. O per lo meno non si sentissero soli”.
Grazie a Fantozzi ho imparato come la vita sa essere crudele, i suoi film mi hanno regalato molti sorrisi: guardandoli, rivedo me e altri, perché, in fin dei conti, siamo un po’ tutti il mitico e tragico ragionier Ugo Fantozzi.
Concorso letterario “Italiano al cinema l’Italiano nel cinema “2017
Menzione Particolare
Dorian Superina
classe 2t